martedì 5 gennaio 2010

video cibic prova!

domenica 30 marzo 2008

Introduzione

Le illusioni ottiche hanno sempre affascinato coloro i quali le osservavano in quanto contengono e celano segreti di alcune leggi dell'ottica e sfruttano a loro favore i meccanismi di funzionamento del cervello umano. Alla stessa maniera, la nostra esercitazione si prefigge di creare di fatto delle illusioni ottiche sfruttando spunti e conoscenze acquisiti durante il corso di "Teorie del colore" tenuto dal professore Roberto Casati presso l'università IUAV di Venezia, nell'anno accademico 2007-08. Abbiamo visto molti lavori di artisti che hanno deciso di realizzare opere in cui l’ombra gioca il ruolo di protagonista indiscusso, partendo da “Implausible container”, opera dell’americano Larry Kagan, passando per le elaborazioni fotografiche di Criscuoli e le ombre impossibili ne “L’adorazione dei magi” di Witz. Tutte queste opere però sono state analizzate per quanto riguarda l’ombra portata degli oggetti, quell’ombra cioè che un corpo investito dalla luce proietta sul pavimento o sul muro, ma cosa succederebbe se ad essere elaborata fosse l’ombra propria di alcuni oggetti, quell’ombra che il corpo proietta su se stesso!?
Il percorso che intraprenderemo, si pone come obbiettivo la produzione di una serie di immagini di derivazione fotografica che appaiano come rappresentazioni di sagome bidimensionali producenti però ombra portata. La particolarità dell'esercizio sta nel fatto che queste sagome sono create da solidi primari tridimensionali sottoposti ad una fonte luminosa, nelle quali superfici si è intervenuto in modo tale da annullare la luminosità delle parti in luce e aumentare quella in ombra. Così come proponeva Galileo Galilei (fig. 1), interverremo dunque sulle superfici di oggetti tridimensionali, andando a colorare di scuro le parti in luce e in chiaro quelle in ombra, fino ad ottenere l'effetto di una sagoma piatta da un dato punto di vista e con una data luce. Galileo citava il fatto come prova della superiorità della pittura sulla scultura (in un dibattito del 1600). Il percorso che intraprenderemo per eseguire questo stratagemma, sarà il seguente:
- predisposizione di una fonte luminosa
- allestimento di una "camera oscura" nella quale adagiare i solidi (sarà il più possibile scura per affievolire le rifrangenze di luce che complicherebbero la riuscita dell'esercizio)
- direzionare la luce
- costruzione e predisposizione di solidi cartacei
- intervento sulle superfici dei solidi con deposizione di materia (colori Pantone)
- fotografia digitale della scena
- fotografia digitale della scena da un diverso punto di vista.



“(...) non basta avere un bel volume per sembrare un oggetto che ha un bel volume: bisogna anche fare l’impressione giusta. Truccarsi serve anche a questo: aumentando l’oscurità di una parte leggermente in ombra, si dà al volto l’impressione di una maggiore profondità.”


Roberto Casati, La scoperta dell’ombra, Milano, Mondadori 2000

Progetto

Le immagini in fig. 2 e fig. 3 rappresentano un riassunto del lavoro finale. Esse sono ricavate tramite fotografia digitale (tabella a fondo pagina) di un'identica scena allestita per l'occasione, con l'unica differenza riguardante l'intervento di deposizione di pigmenti colorati sulla superficie del solido più esposta in luce nella foto in fig. 3.

Figura 2


Figura 3

Per motivi pratici e per aver maggior controllo sul colore siamo dunque sempre intervenuti solamente scurendo una superficie e mantenendo quella in ombra sempre dello stesso spettro di riflettanza (bianco carta). Per scurire abbiamo usato due colori che permettono una distribuzione il più omogenea possibile: Pantone grigio "chiaro" NG08 - Pantone grigio "scuro" NG07. Inoltre abbiamo scelto come oggetto solido sul quale lavorare una piramide regolare a base quadrata delle dimensioni di 8cm di lato alla base e 13cm di altezza piana. Questo tipo di solido generalmente offre a vista prospettica 3/4 due delle sue 5 facce, ed anche questo viene a nostro favore sul controllo delle variabili in gioco. Li abbiamo realizzati in cartoncino bianco liscio di grammatura 200 al centimetro cubo. Come fonte luminosa abbiamo utilizzato una lampada ad incandescenza della potenza di 300V mantenendola fissa per tutte le riprese tranne che per l'ultima. Il box su cui alloggiano i solidi è poi costruito in cartone sul quale sono stati applicati dei fogli in cartoncino nero opaco; questo per evitare il più possibile il disturbo dovuto alle rifrazioni della luce sulle pareti.

Composto dunque il set fotografico, abbiamo posizionato il treppiede in un punto fisso, aggiustato la posizione della fonte luminosa e siamo partiti a fotografare con una compatta semiautomatica Nikon Coolpix P1. Abbiamo presentato tre diverse situazioni animate in sequenza.

Variazione di colore


In fig. 4 è rappresentato il processo in sequenza delle fasi di deposizione di colore sulla superficie in luce della piramide. Il punto luce e il punto di vista della fotocamera sono fissi, così come la posizione della piramide.

Il primo frame illustra il solido completamente bianco (identico spettro di riflettanza), nel secondo e via via fino al quarto si è data una passata di Pantone sul lato in luce andando così a modificare lo spettro di riflettanza della faccia in questione. Due passate di Pantone NG07 e l'ultima di Pantone grigio chiaro NG08. Il risultato è un notevole avvicinamento di tinta tra le due facce, ma non è ancora sufficiente per fare percepire il solido come un piano bidimensionale omogeneo.

Passaggio di un'ombra

In fig. 5 sono rappresentati cinque fotogrammi in successione che rappresentano l'intervento nella scena di un'ombra proiettata da un tubo opaco. La nostra piramide è già stata trattata con colore e assume un aspetto a primo impatto bidimensionale. La luce e la fotocamera sono sempre fissi così come il solido protagonista. L'ombra si muove andando in interferenza con il solido e rivelando la sua vera natura tridimensionale. Lo scopo di questa rappresentazione ha qualcosa a che fare con la rappresentazione dei pieni e vuoti e delle forme che il cervello va interpretando in presenza di una minima informazione. Un esempio simile è il quadrato bianco creato da quattro sagome scure posizionate in corrispondenza dei vertici.

Variazione di luce

L'animazione che senza dubbio è più rappresentativa dei nostri intenti e che ci è meglio riuscita, è rappresentata in fig. 6. A differenza delle altre animazioni il punto di emissione della luce è variabile in posizione (spettro di illuminazione e posizione fonte variabile). Tutti gli altri fattori della scena sono invece congelati (posizione solido, tinte facce, punto di ripresa..). Il risultato è senza dubbio un progressivo appiattimento dell'oggetto, sia quando come previsto la luce è posizionata e il solido è tinto... sia pure quando scompare l'ombra portata del solido. Dunque l'ombra portata non solo ancora gli oggetti a terra, ma ne determina, in condizioni di solidi con facce piane e dunque con tinte piatte, la tridimensionalità.

Dati tecnici


Conclusioni

E' stato davvero difficile riuscire a correggere la tinta del colore di una superficie piana affinché assomigliasse ad una posta in condizioni di luce differenti. Il lavoro così come l'abbiamo rappresentato può sembrare una sciocchezza, invece abbiamo dovuto svolgerlo tre volte per riuscire a trovare i giusti gradienti di colore ed i giusti pennarelli da utilizzare mantenendo il più simili possibili le condizioni di allestimento della scena nelle varie sedute, e con risultati non sempre convincenti! ...pensare che Galileo Galilei voleva appiattire una statua! Un lavoro di quel tipo richiederebbe un'attrezzatura e una tempistica superiore alle nostre attuali capacità.Tuttavia siamo soddisfatti del lavoro e a differenza di quello che ci aspettavamo abbiamo indagato più campi della percezione. Abbiamo, infatti, lavorato sia variando lo spettro di riflettanza delle superfici, sia variando la posizione della fonte luminosa (spettro d'illuminazione) al fine di ottenere spettri di luminanza eguali. Inoltre è stato interessante notare come l'ombra propria e soprattutto la sua scomparsa, abbia appiattito la piramide ancor più che l'inscurimento della faccia esposta alla luce.